PAROLE A RENDERE
Iniziativa editoriale dedicata a chi, condividendo l'articolo che segue, abbia voglia di di scrivere proprie considerazioni sotto forma di lettera ad uno sconosciuto.
Diamo appuntamento a tutti coloro che, prima di imbarcarsi sulla nave del diversamente probabile, desiderano saperne di più di questa iniziativa l'1 novembre alle ore 19:00 e alle ore 19:30
"Chi può stabilire se i tempi che stiamo vivendo siano più o meno tristi?
Ovviamente chi li vive.
La nostra società è frammentata e impaurita. Qualcuno ha definito il nostro tempo come “l'epoca delle passioni tristi”, dell'impotenza e della disgregazione, dove il passato è cancellato e il futuro non è più percepito come un promessa ma come una minaccia.
Viviamo schiacciati sul presente in un territorio informe dove le relazioni personali sono povere e rarefatte, dove le persone si chiudono e si isolano, dove le paure sono le lenti degli occhiali con cui guardiamo gli altri e il mondo, dove la politica è antipolitica.
In questo tempo di disorientamento e fragilità abbiamo bisogno di bussole per procedere e orientarsi nella nebbia cognitiva ed emotiva che pervade la nostra epoca. Allora perché non partire proprio da qui? Da questo sentimento di fragilità, insicurezza, vulnerabilità? Perché non provare a declinare in positivo sentimenti e valori considerati
tradizionalmente negativi?
Essere uomini vuol dire anche essere fragili, imperfetti, bisognosi, vuol dire anche, perché no, avere paura. In fondo siamo tutti sulla stessa barca, e quindi tutti vulnerabili, esposti alle stesse sfide. E ciò vuol dire che, al di là delle differenze, siamo tutti reciprocamente dipendenti, bisognosi gli uni degli altri, vincolati in uno stesso destino.
La scommessa sta allora nella capacità di cogliere soggettivamente questa chance.
Dal sentimento comune della nostra fragilità può scaturire un risveglio emotivo che rompa la nostra passività, il senso di impotenza e preluda a un atteggiamento attivo per farsi carico delle sorti del mondo, quale dimora delle nostre vite e di quelle delle generazioni a venire."