ERIC BIBB & STAFFAN ASTNER "TROUBADOR LIVE"
Evento imperdibile! Apre Angelo Leadbelly Rossi.
Torna al Giardino dopo 4 anni il più sofisticato bluesman vivente, accompagnato anche questa volta dall'amico e collaboratore Staffan Asner per presentare lo stupendo TROUBADOR LIVE. In apertura un'istituzione del blues italiano ANGELO LEADBELLY ROSSI.
ERIC BIBB
“Artista dell’Anno” alla Blues Foundation di Memphis
Nasce a New York in una famiglia in cui la musica non mancava di certo. Suo padre, Leon Bibb, era infatti un cantante professionista che si esibiva nei teatri di musica facendosi un nome come parte della scena folk di New York negli anni Sessanta. Suo zio era il pianista jazz e compositore John Lewis, membro del Modern Jazz Quartet e famoso in tutto il mondo. Tra gli amici di famiglia Pete Seeger, Odetta e l’attore/cantante/attivista Paul Robeson, padrino dello stesso Eric.
A soli sette anni, Eric già riceve una steel guitar e cresce circondato da talentuosi artisti. Lui stesso ricorda una conversazione della sua infanzia con Bob Dylan che, a proposito del modo di suonare la chitarra, consiglia all’undicenne: “falla semplice, lascia stare tutta quella roba da fighetti".
Sin dalle elementari, Eric è consumato dalla musica. "Volevo marinare la scuola fingendo di essere malato, così quando tutti se ne fossero andati da casa mi sarei fiondato sui dischi facendo il DJ tutto il giorno con la mia scaletta personale, suonando Odetta, Joan Baez, i New Lost City Ramblers, Josh White".
A sedici anni, il padre lo invita a suonare la chitarra nel gruppo di famiglia per il suo spettacolo televisivo "Someone New". I primi ‘eroi’ della chitarra di Eric sono quelli del gruppo paterno, tra cui Bill Lee (padre del regista Spike) che apparirà anni dopo nel suo Me To You.
Nel 1969, Bibb suona la chitarra per la Negro Ensemble Company a St. Mark a New York e inizia a studiare psicologia e lingua russa alla Columbia University. "Ma dopo un po’ sembrava che il tutto non avesse alcun senso. Non capivo perché fossi in questa prestigiosa scuola della Ivy League con tutti questi ragazzi che non sapevano niente di quel che sapevo io."
A diciannove anni parte per Parigi, dove un incontro con il chitarrista Mickey Baker lo induce a concentrare i suoi interessi sulla chitarra blues.
Quando più tardi si sposterà in Svezia, Bibb troverà un ambiente creativo che lo riporterà al Greenwich Village dei tempi migliori del folk revival. Stabilitosi a Stoccolma, Bibb si immerge nel blues di prima della Guerra e continua a scrivere e a suonare. "Ho cominciato a incontrare e suonare coi musicisti locali, ma anche con tutti i nuovi nomi che arrivavano da ogni parte del mondo. C’era una promettente scena che potrei chiamare World Music, ma prima che diventasse un semplice concetto di mercato."
L’album Good Stuff esce nel 1997 per la Opus 3 e sull’etichetta americana Earthbeat! e lo porta a firmare per l’etichetta inglese Code Blue. L’unica uscita di Eric per la Code Blue sarà Me to You, cui partecipano alcuni dei suoi punti di riferimento come Pops e Mavis Staples, Taj Mahal (che ha anche lavorato con Bibb al disco per bambini Shakin' A Tailfeather). Il disco porterà a Bibb una reputazione internazionale e sarà seguito da tour nel Regno Unito, negli States, Canada, Francia, Svezia e Germania.
Sul finire degli anni Novanta Eric, unitamente al suo manager Alan Robinson, costituisce in Inghilterra la Manhaton Records. Per questa etichetta escono gli album Home to Me (1999), Roadworks (2000) e Painting Signs (2001), mentre Just Like Love viene pubblicato dalla Opus 3.
A Family Affair è il primo lavoro che vede insieme padre e figlio: Leon & Eric Bibb. E’ poi la volta di Natural Light, seguito da Friends - 15 tracce con Eric che duetta con amici e musicisti incontrati nei suoi viaggi, come Taj Mahal, Odetta, Charlie Musselwhite, Guy Davis, Mamadou Diabate e Djelimady Toukara.
Eric è apparso in molti show televisivi e radiofonici tra cui Later con Jools Holland e The Late Late Show. Con la sua band si è esibito nei più importanti festival mondiali, tra cui Glastonbury (due volte) e il Cambridge Folk Festival nel Regno Unito. E’ stato con Robert Cray in due tour americani nel 2001 e nel 2002 e ha aperto per Ray Charles nell’estate del 2002.
Il talento di Eric sia in campo compositivo che esecutivo è stato riconosciuto da una Grammy Nomination (per Shakin' a Tailfeather) e da quattro W.C.Handy nominations (per gli album Spirit and the Blues, Home To Me e A Ship Called Love; per 'Kokomo' come miglior canzone blues acustica e come miglior artista blues acustico dell’anno). Le sua canzoni sono apparse in programmi televisivi come quelli della 'Eastenders' e ‘Casualty’, e ‘The District’ negli USA. La sua versione di I Heard the Angels Singin' è entrata nella colonna sonora del film The Burial Society ed Eric ha partecipato al disco due volte di platino di Jools Holland Small World, Big Band, cantando All That You Are da lui composta.
Nel 2005 esce A Ship Called Love e continuano i tour, tra cui uno negli Stati Uniti con John Mayall & The Bluesbreakers e Robben Ford. A Ship Called Love ha ricevuto la nomination come album dell’anno per il 2008 dai Blues Music Awards.
Nel 2007 esce Diamond Days e, come dice lo stesso Bibb: “La canzone che gli dà il titolo, e l’album in generale, parlano sostanzialmente di come alcune giornate possano offrire diamanti e altre giusto qualche monetina. Certi giorni tutto sembra essere ricomporsi, e allora capisci veramente il perché di tutto l’affannarsi nelle durezze della vita per tutti questi anni. In altri invece sembra che sia venuto il tempo di pagare i tuoi debiti.”
Del resto, Eric Bibb si è dimostrato abile, in quasi quarant’anni di attività, non solo a catturare quei singoli istanti in cui il quotidiano e lo spirituale si ritrovano, ma anche a trarre perle di verità e saggezza da qualsiasi situazione. e Diamond Days è ricolmo di queste gemme.
Nel 2008 viene pubblicato Get On Board: registrato a Nashville, nel Tennessee (la post-produzione verrà poi effettuata in Svezia, a Stoccolma) tra la primavera e l’estate del 2007, il disco è “senza dubbio tra i progetti più entusiasmanti della mia carriera” dice Bibb. “È un’ulteriore esplorazione del luogo in cui il blues incontra il gospel e il soul.” Ospiti Bonnie Raitt e Ruthie Foster, alle session di Nashville partecipano il tastierista e produttore Glen Scott, il chitarrista e bassista Tommy Sims e il batterista Lemar Carter.
“Quello che cerco di comunicare con questo disco è un messaggio diretto, molto semplice” afferma lo stesso Bibb. “Voglio che la gente salga a bordo con me, non solo in quanto artista, ma considerando lo spirito che guida l’album che è poi uno spirito di unità. Viviamo in un tempo in cui abbiamo realmente bisogno di calarci almeno per un attimo nei panni degli altri. Dobbiamo smetterla di guardare a noi stessi e agli altri come noi e loro, e cominciare a essere più comprensivi. Abbiamo bisogno di approcciare le situazioni da una prospettiva per cui ci si ritrovi a essere più simili piuttosto che diversi.”
L’album più recente, Booker's Guitar, uscito nel 2010 per la Telarc, prende spunto dal ritrovamento di una chitarra Resophonic National steel-body degli anni Trenta che era appartenuta alla leggenda del blues del Delta Booker White - un vecchio cugino di B.B. King. E la canzone che gli dà il titolo, in parte parlata e in parte cantata, è stata registrata in Inghilterra da Bibb proprio con la chitarra di White. Le altre tracce, per quanto incise nel campagnolo Ohio con le chitarre dello stesso Eric, sembrano sortire dalla stessa fonte.
“Una volta scritta questa canzone, volevo documentare la mia connessione con la tradizione bluesdel Delta,” dice Bibb. “Volevo davvero mettermi nella posizione dei miei eroi, ma in un contesto contemporaneo, e creare canzoni che avrebbero potuto far parte del loro repertorio e derivare dalle loro stesse esperienze.”
Una performance di Eric Bibb è sempre un’esperienza che arricchisce, sia dal punto di vista musicale che da quello spirituale. Offrendo un folk blues infuso con abile destrezza e realizzato con grazia, Eric non ha problemi nel mettere insieme uno stile tradizionale americano “rootsy” con una sottile sensibilità contemporanea. Come ha ben scritto un critico: “Il canto di Eric e la versatilità della sua chitarra fondono una tale varietà di generi da farne un nuovo blues mondiale”. E un altro: “Eric ha una grande voce, è un performer eccellente e ha una notevole conoscenza delle radici della sua musica”.
Formazione:
ERIC BIBB – chitarra acustica, armonica a bocca e voce
STAFFAN ASTNER – chitarra elettrica
Discografia:
Eric Bibb & Bert Deivert: April Fools, 1979
Eric Bibb & Bert Deivert: River Road, 1980
Eric Bibb & Friends: Songs For Peace, 1982
Bert Deivert & Eric Bibb: Hello Stranger, 1983
A Collection Of Cyndee Peters and Eric Bibb, 1993
Eric Bibb and Needed Time: Spirit & The Blues, 1994
Eric Bibb and Needed Time: Good Stuff, 1997
Me To You, 1997
Good Stuff, 1998
Spirit and the Blues, 1999
Home To Me, 1999
Roadworks, 2000
Just Like Love, 2000
Painting Signs, 2001
Hope In A Hopeless World, 2001
Leon & Eric Bibb: A Family Affair, 2002
Natural Light, 2003
Friends, 2004
A Family Affair, 2004
Eric Bibb, Rory Block, Maria Muldaur: Sisters & Brothers, 2004
A Ship Called Love, 2005
Leon & Eric Bibb: Praising Peace - A Tribute To Paul Robeson, 2006
A retrospective, 2006
Diamond Days, 2007
Evening with Eric Bibb, 2007
Get Onboard, 2008
Live at FIP, 2008
Booker’s Guitar, 2010
Troubadour Live with Staffan Astner, 2011
Blues, Bllads & Work Songs, 2011
The Haven, 2011
Deep in the Well, 2012
ERIC BIBB with Staffan Astner
TROUBADOR LIVE
Dixiefrog Records DFGCD 8705, 2011
Quasi il seguito dello splendido e acclamato “Live at Fip”, “Troubador Live” è un’altra perfetta ed emozionante testimonianza dell’incessante attività concertistica del grande bluesman newyorkese. Inciso dal vivo in uno storico locale di culto il “Katalin and All That Jazz” di Uppsala a un’ora circa da Stoccolma, Svezia; il cd si avvale dell’eccellente collaborazione di un grande chitarrista svedese, Staffan Astner, un musicista che ha suonato anche con Ray Charles e che da tempo collabora con Bibb. Ad aiutarlo in questa nuova impresa anche uno straordinario gruppo gospel, i PSALM 4, formati da Glen Scott (anche produttore e pianista di talento), Paris Renita e Andrè De Lange. Anche stavolta Eric non delude, regalandoci perle di assoluta bellezza: le già conosciute “The cape” dal songbook di Guy Clarke, “New home”, “Troubador”, “Walkin’ blues again”, “Tell Riley”, “Connected” (con un piano da favola) e “For you”, tutte impreziosite dagli efficaci interventi di Astner. Ci sono anche alcune gemme ritrovate come “Shavin’ talk” (era su “Roadworks”), “New world comin’ through” (da “Good Stuff”) e “Thanks for the Joy” (portata al successo dall’amica Ruthie Foster). Conclude l’album in edizione europea un brano tratto da “Live at Fip” il bel disco citato in apertura. Si tratta di una lunga cavalcata sonora che inizia con “People get ready” per continuare sulle trascinanti note di “Get on board”, splendido brano anch’esso uscito dalla scintillante penna di Eric.
Un cd imperdibile per tutti i fans di Eric e per tutti quelli che amano la buona musica. Quella che graffia l’anima.
Fabrizio Poggi