BOCEPHUS KING and his Band
Torna uno dei più carismatici personaggi ospitati al club il Giardino, direttamente da Vancouver con la sua band il genio dell'indie rock Bocephus King. Il curioso estro di Bocephus King: «Bisognerebbe imparare ad aprire le orecchie prima della bocca». Così diceva in un'intervista, un po' di anni fa, Bocephus King, cantautore canadese in concerto stasera (alle 21.30, prenotazione al 348/5358957) con la sua band al club Il Giardino di Lugagnano. Bocephus, al secolo James Perry, si riferiva alla brutta abitudine di voler a tutti i costi limitare sotto un'etichettatura precisa la musica, finendo spesso per rimanere condizionati da determinati pregiudizi. Quando poi Paolo Carù del Buscadero, che gli dedicò addirittura la copertina nel numero di luglio/agosto del 2000, chiese a King di definire la propria musica, Bocephus rispose: «Mi piace moltissimo il cinema, la mia musica è come un film, questa è la definizione che calza maggiormente». Ora quarantaduenne, Bocephus King arriva per la prima volta dalle nostre parti, e sicuramente si tratta di un personaggio molto singolare che suscita parecchia curiosità proprio per la sua 'estrosità' refrattaria a precise e scontate categorizzazioni. Si è detto del cinema, e lui cita Fellini, Wenders, Scorsese, Humphrey Bogart, Montgomery Clift. Ma ci sono anche, nelle sue storie popolate di perdenti d'ogni sorta, riferimenti letterari a Kerouac e Carver ad Hunter S.Thompson a Henry Miller al poeta Robert Frost. E poi tanta musica americana di vara provenienza, da Dylan a Tom Waits, da Coltrane a Miles Davis, da Taj Mahal a Willie Nelson, da Hank Williams a Nina Simone. Insomma, un "frullato" centrifugo scoppiettante e smisurato, che stilisticamente include di tutto, dal blues addirittura al vaudeville. Forse perché il giovane Bocephus ha passato parecchio tempo, più che nella natìa e compassata Vancouver, nella piovosa ma vivacissima Seattle, città ricca di cinema e teatro d'ogni genere oltreché di musica. Il suo nuovo album (King ha esordito nel 1996) s'intitola "Willie Dixon God Damn", ed è stato accolto dalla critica come un ritorno alla sua produzione migliore. Accanto a King (voce e chitarra) sono sul palco Sean Cronin (basso), Paul Townsend (batteria) e Robin Layne (percussioni). B.M.